Naneggiamenti

Ok, mi cimento nuovamente col NaNoWriMo dopo qualche anno di dubbi e rallentamenti.

Il NaNoWriMo è una di quelle cose che sembrano un’idiozia incredibile a descriverle e invece funzionano. Come la scrittura a tempo (scrivere a ruota libera per almeno dieci minuti), fare brainstorming selvaggio, pescare prompt, immagini, parole e tarocchi a caso.
La creatività nasce dall’inconcio e non dà mai risposte dirette, non lavora quando vogliamo noi. Bisogna attirarla, allettarla e a volte minacciarla e aggredirla, come dice Holly Lisle.
Di questo parlerò un’altra volta.

Ora, il NaNo. Dove mi porterà, quest’anno?

Nel 2011 (vinto), ha prodotto Globus.
Nel 2012 (vinto), ha portato alla realizzazione de La chiave della gabbia.
Nel 2013 (vinto), mi ha aiutato a scrivere una seconda versione di un romanzo di fantascienza nato da un’idea del 2010 e ancora in corso… una terza versione a cui lavoro nei tempi morti, è come un vecchio amico, e qualcuno direbbe che non voglio veramente finirlo e dirgli addio.

Poi sono cominciati i guai.

Nel 2014 non avevo un progetto e mi sono ostinata a voler partecipare lo stesso, con una serie di racconti. Ma i racconti, come ho già detto, sono un lavoro troppo duro in proporzione al risultato e non mi danno tanta soddisfazione. Mi sono ritirata dopo pochi giorni, non perché non riuscissi ad andare avanti (quel racconto in questione è terminato e pronto, ma a causa della lunghezza anomala non so cosa farne), ma proprio perché non ne avevo voglia.

Nel 2015 ho tentato con un altro romanzo, ma a causa di un errore di progettazione mi sono trovata impantanata, la trama non funziona, e ancora adesso quella bozza incompleta mi rompe le scatole, non so come aggiustarla.

Nel 2016, saggiamente, ho preferito lasciar perdere e occuparmi di mettere su questo sito, pubblicare i racconti gratis eccetera.

Credo che la vacanza mi abbia fatto bene e sono di nuovo carica.

Ecco il mio progetto, dal titolo Il tetraedro scarlatto.

Rossana e suo padre Paolo vivono di nascosto in un palazzo destinato alla demolizione, la vecchia casa di famiglia che l’uomo non vuole lasciare.
Segnata dall’incidente in cui ha perso la madre, la giovane Rossana è diventata un’adolescente cinica e in apparenza insensibile, che tiene tutti a distanza. Persino il padre, per cui pure prova ancora un affetto sincero.
Quando Paolo, dopo tanti anni di solitudine, inizia a frequentare Erika, Rossana cerca di adattarsi, contenta di rimanere in pace, ma qualcosa non va per il verso giusto.
Chi è la straniera misteriosa che si aggira nel palazzo deserto e sembra conoscere tutto di lei?
Perché papà comincia ad avere vuoti di memoria e strani comportamenti?
Come mai Erika è così affascinata dal ciondolo di pietra che Rossana porta sempre al collo?

Un dubbio atroce?
Che questa storia sia troppo corta. Sto andando alla grande, ma se mi trovo che a 30000 parole la storia finisce? Non so come facciano certi a decidere (o almeno a sapere) in anticipo quanto lunghe verranno le loro storie, io a malapena so se un’idea è degna di un romanzo o se ci esce solo un racconto.

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