Chi mi trova?

Chi mi trova? Chi mi conosce?
Ora che è giunto il momento di presentare in pubblico i miei libri, sono vittima delle mie passate scelte sbagliate.

E dire che sul mio posto di lavoro, quello che mi dà da mangiare, continuo a fare la stessa furbata da quindici anni e lo so benissimo che non è una buona strategia. Quella di starmene nella mia stanzetta, zitta zitta, a fare quello per cui mi pagano, insieme ai miei colleghi di reparto, senza nessuna mania di protagonismo, anzi scansando le occasioni in cui potrei rischiare di farmi notare. Senza protestare, senza mandare missive a tutto il mondo, senza prendermi meriti fantascientifici o farmi intervistare da un giornale asserendo che qualcuno ha vinto il Nobel per merito mio (sì, è successo).

Risultato? La mia diretta responsabile (ora in pensione, Dio l’abbia in gloria) non è mai riuscita a credere che io servissi a qualcosa, e mi ha sballottato qua e là in tutti i settori dove a turno mancava qualcuno. Quando i colleghi del momento parlavano bene di me in sua presenza e sottolineavano quanto aiuto avevo dato, lei sbuffava incredula, convinta che li avessi corrotti, minacciati o drogati.

Quindi anche a casa mi sono regolata così. Eccomi a scrivere, scrivere, lavorare, riscrivere e studiare, per anni, contenta così, immersa nelle mie storie. Per carattere, odio i social, e non sono la sola, ma addirittura non ho mai voluto trovare il tempo e la voglia anche solo di intervenire ogni tanto a commentare nei numerosi blog e forum di scrittura che seguo da una vita. Neppure in ambienti protetti (vabbè, a parte le guerre tra bande che scoppiano ogni tanto) ho osato farmi avanti, convinta di non essere capace di aggiungere niente di significativo alle discussioni, o che la mia opinione sarebbe stata derisa e sbeffeggiata.

Quindi, nessuno sa chi sono.

Come rimediare?

Non lo so; comincerò da qui, da queste pagine.

Via via illustrerò i miei progetti, soprattutto quelli finiti e pressoché pronti per la pubblicazione.
Per il resto…non lo so, è tutto in divenire.
Ma non ci sto più a rimanere ferma.

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