Perché la gabbia

Un artista di strada.
Un ponte in una città industriale.
Un uccello in gabbia.

Questo era l’output di un generatore casuale, uno dei tanti che stavo provando per curiosità, perché volevo partecipare al NaNo 2012 e a metà ottobre non avevo uno straccio di idea.
Bè, ha funzionato.
Questo strano accostamento ha fatto scattare un clic nel mio cervello, e, unito a un’altra idea dal mio taccuino (che non posso rivelare perché sarebbe il MEGASPOILER), ha fatto venire fuori questa storia.

La chiave della gabbia

“Ex-insegnante di mezza età, Enrico si barcamena facendo il giocoliere per le strade di Okkaphi. Enrico viene dalla Terra. Ha chiesto una nuova vita in un posto nuovo, ma non riesce davvero ad adattarsi a un mondo in cui non esiste il legame più naturale tra le persone. Un mondo in cui ogni essere vivente è creato dalle mani di un dio e la vita non si riproduce.
I Quattro Volti di Arundinel, il dio supremo, governano ogni aspetto di questo universo. Ma da tempo l’ecosistema pur semplificato del mondo sta subendo vari scompensi.
Le piante non riescono più a diffondersi spontaneamente dal bosco incantato dell’Arboretum da cui nascono, e il Piscinarium, l’insieme di vasche di pietra in cui ha origine la vita acquatica, è sempre meno fertile e la roccia stessa cade a pezzi.
Cosa c’entra Enrico in tutto questo? Perché Nero, il più misterioso dei Quattro Volti di Arundinel, lo ha coinvolto, quasi fosse lui l’unico che può aiutare?”

È quel romanzo bello, stupendo, ben congegnato e maturo e dotato di profondità (non l’ho detto io) che però nessuno vuole. Questa sola sinossi qui sopra fa talmente schifo da dissuadere chiunque a chiedere anche solo un assaggino del testo.
E non riesco a capirne la ragione.

Forse è la mancanza di un protagonista adolescente.
Forse è l’eccessiva differenza da un’ambientazione fantasy “classica” alla Tolkien o “finta” alla Martin.
Forse è l’impossibilità dichiarata di qualsiasi sottotrama romantico-sessuale.
Forse è la probabile assenza di elementi di forte azione, combattimento, horror e splatter.

Come se oltre a tutto questo non potesse esistere nulla.

Ma io confido che questa limitatezza sia solo nella testa degli editori e che un pubblico interessato anche a questo tipo di storie ci sia eccome.

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