È tornata!
Basta con questa scemenza di me al comando del centro di eccellenza e blablabla. Fine. Stop.
Rientro al mio posto. Evviva!
La mia collega, sulla carta di pari grado mio, è di fatto molto più esperta di me in reparto. Per dire, è entrata nel 2001 e ha messo in funzione lei tutto l’ambaradan (dicesi spettrometro di massa magnetica, un mostro costato all’epoca un miliardo di vecchie lire), ha creato i metodi di analisi per diossine e pcb e ha sempre retto, praticamente da sola, tutto quanto.
I nostri compiti sono sempre stati divisi in modo asimmetrico, perché io non ho né le conoscenze tecniche né le capacità di sostituirla in tutto all’atto pratico; preferisco di gran lunga lavorare in laboratorio, fare la preparativa, occuparmi dei campioni, tranquilla e per i fatti miei. Lasciare a qualcun altro l’odiosissima qualità, non mettere le mani nelle viscere degli strumenti (cosa per cui, tra l’altro, non ho mai ricevuto nessun addestramento), e, soprattutto, non decidere e non organizzare un tubo.
Non sono fatta per questo, abbiate pazienza.
Ora spiego cosa è successo.
Per motivi suoi personali che non sto a divulgare, Lei (chiamiamola così, per non fare nomi e non mettere nessuno alla berlina) si è dovuta assentare così, di brutto, per un periodo che poteva diventare indeterminato.
Fino all’ultimo momento dell’ultimo giorno in cui poteva essere lì, ha sperato, assurdamente, in un qualche miracolo, per poi salutarmi mogia dicendo: “Mi dispiace mollarti così…”
E la situazione non prometteva bene, c’era molto lavoro ed era anche previsto l’arrivo di “testimoni all’analisi” per ripetere campioni controversi risultati molto, molto inquinati. E bisognava non restare indietro con gli scartafacci e tutta la parte della qualità, prepararsi per la visita ispettiva dell’ente di controllo Accredia, seguire un biologo dell’Acquario che viene a fare delle prove nell’ambito di un progetto universitario, consegnare un proficiency test (PT) molto importante…
Il nostro dirigente mi ha assicurato tutto l’appoggio possibile, morale e materiale, da parte degli altri colleghi della gascromatografia, che però, con tutta la buona volontà, cosa potevano fare, oltre ad aiutarmi un po’ con i documenti o con parti molto semplici della preparativa? Le nostre procedure sono lunghe e delicate, prevedono l’uso di strumentazione un po’ più complessa di un piaccametro, per dire (nessuna offesa a tutti i piaccametristi in giro, ho fatto anch’io questo lavoro per più di un anno), e se devo stare a insegnare le cose a qualcuno, seguirlo passo passo e controllare che faccia bene… tanto vale che lavori io.
È stata decisiva la loro presenza, questo sì, la settimana dei “testimoni”, peraltro due personaggi tranquilli, non venuti a litigare o a mettere in dubbio nulla, solo curiosi delle nostre tecniche. Entrambi con grande esperienza di laboratorio e ben consapevoli di cosa comporti l’attività pratica (non hanno battuto ciglio quando si è bloccato l’estrattore, ad esempio: cose normali che succedono quando si lavora!), ma comunque fonte di grande tensione per me, un esame durato cinque giorni…
Bene, i colleghi che dicevo si sono occupati della parte burocratica, nonché di fare anche conversazione con i “testimoni” perché non mi stessero addosso tutto il tempo, mentre il dirigente li intratteneva con discorsi di alto livello sull’incertezza e i campi di misura.
Alla fine direi che ce la siamo cavata, erano tutti contenti, e Eni Rewind ha preso per buoni i dati che ho fornito io. Pazzesco.
Il biologo marino è soddisfatto, un po’ di campioni li ho sfangati. Ho modificato le finestre del MID nel metodo dei pcb, cosa mai fatta in vita mia, per ovviare a un problema con l’acquisizione del pcb 114, e ha funzionato.
Il PT, invece, non mi convinceva, le due ripetizioni erano un po’ troppo diverse tra loro, ne ho fatta un terza e sembrava ancora peggio.
E la manutenzione del vecchio strumento del 2001 (ora ne usiamo un altro, acquistato nel 2018) non è andata a buon fine; è venuto il tecnico specializzato, uno molto in gamba, che però, dopo aver sostituito le parti difettose e riacceso tutto si è accorto che non poteva fare test perché… ooops, Lei ha tolto il volume ionico! Ma certo, mi sono ricordata: l’avevamo messo nello strumento nuovo per fare una prova, e poi non l’abbiamo reinstallato lì perché tanto quello strumento era spento, le pompe rotte eccetera!
Potevo rimettercelo? Io?
Ci ho provato.
Una procedura che sembra banale, ma… No.
Fino al 2019, in reparto c’era anche un’altra persona, andata via per gravi incomprensioni con Lei (“Colpa di Sandro!” era il mantra dell’epoca).
Avrei potuto chiedere aiuto a questo ex-tecnico, ma… NO! Lui non è più autorizzato a mettere piede in stanza, né tantomeno a toccare la massa magnetica, quindi non l’ha fatto. Non è mai venuto, davvero, non c’è motivo di parlarne. Io da sola, nel laboratorio deserto, ho tentato di introdurre più volte il volume ionico nella sorgente senza capire come diavolo andasse girato, per vederlo poi scomparire lì dentro in un modo senza dubbio sbagliato.
Infatti non si poteva più estrarre, era scomparso, caduto in un qualche abisso.
E tentare di accendere lo strumento in questo stato portava solo a un ripetuto blocco del sistema.
Ma, ribadisco, non c’entra niente Sandro, non lo sa nemmeno.
Ma via, Lei è tornata lunedì e tutto si è aggiustato!
Ha portato anche la focaccia!
Il PT va benissimo così, non ho sbagliato, è che i livelli di concentrazione sono così bassi che è inevitabile che le ripetizioni siano diverse.
Sì, il volume ionico è caduto dentro, ma basta aprire la sorgente e prenderlo, non si è rotto niente. E il blocco del sistema continua, è un problema elettronico, deve tornare il tecnico, non è colpa mia!
Ma soprattutto, ora che c’è Lei, basta, posso smettere di preoccuparmi e di pensare a qualsiasi cosa. Trito i pesci, sbatto le uova… Basta pensare, a casa, a cosa devo fare l’indomani al lavoro!
È andata un po’ di sedere.
Non ho tentato per nulla di fare le cose che so benissimo di non saper fare, e ho potuto lasciarle indietro per un mese e mezzo. Non sarebbe stato possibile rimandarle ancora. Ma adesso non sono più un problema mio!
Ricapitolando.
Non ha preso fuoco nulla.
Nessuno si è fatto male.
Non mi hanno licenziato.
Pare che io abbia addirittura fatto bella figura perché, diciamolo, nessuno mi avrebbe dato due centesimi, me per prima.
Quindi sono contenta. Però ora mi devo riposare e prendo un po’ di ferie.
Quindi ciao ciao, con le mani, con i piedi e tutto il resto.
Buonanotte.